La gestione dei crediti inesigibili dal punto di vista fiscale e contabile

L’Organismo Italiano di Contabilità definisce i crediti come …i diritti ad esigere, ad una scadenza individuata o individuabile, ammontari fissi o determinabili di disponibilità liquide, o di beni/servizi aventi un valore equivalente, da clienti o da altri soggetti.

Premesso che la normativa civilistica dispone che …i crediti vanno esposti nello stato patrimoniale al netto di svalutazioni necessarie per ricondurli al valore di presumibile realizzo, in questa sede ci occuperemo in particolare di come vanno gestiti nella fase in cui l’azienda incontra delle difficoltà ad incassarli e di quali strumenti dispone per renderli liquidi o, quanto meno, per recuperare fiscalmente il costo della perdita.

Discorso residuale va fatto per i crediti prescritti, anch’essi peraltro annoverabili fra gli inesigibili, ovvero quelle partite aperte da oltre 5 anni se riferite a forniture di merci o da oltre 10 anni se riferite a prestazioni di servizi. 

È evidente che al verificarsi di tali situazioni, l’azienda si troverebbe ad aver fatturato ricavi fiscalmente rilevanti senza averli monetizzati, subendo quindi l’inizio di squilibri eco-finanziari.

Ma facciamo un piccolo passo indietro: che fare di fronte ad un credito certo, determinato, liquido ed esigibile, nello status di “insoluto” quando, cioè, la posta di bilancio non è ancora classificabile come “inesigibile”?

Ecco gli steps nel caso si intenda fare il tentativo volto al recupero:

  • raccomandata a/r o PEC contenente il sollecito di pagamento al debitore;
  • in caso di inerzia: diffida ad adempiere con relativa costituzione in mora;
  • in caso di ulteriore inattività del debitore: azione legale per ottenere il decreto ingiuntivo volto a procurarsi l’atto di precetto ed il pignoramento dei beni;
  • ultima ratio: richiesta della liquidazione giudiziale (fallimento) se sussistono i presupposti previsti dalla speciale legislazione (con possibilità di recupero immediato almeno dell’Iva mediante l’emissione di una nota di accredito).

Fatto questo senza risultato positivo, il credito potrà definirsi “inesigibile” ed il suo stralcio consentirà di ottenerne la defiscalizzazione mediante contabilizzazione fra i componenti negativi di reddito.

È possibile ottenere comunque lo stralcio dei crediti dal bilancio, ponendo in essere la cessione del credito con presupposti pro-soluto o pro solvendo, pur se con effetti differenti:

  • con la cessione pro-soluto, l’azienda non risponde della solvibilità del debitore;
  • con la cessione pro-solvendo, l’azienda è liberata nei confronti del cessionario solo se il debitore ceduto adempie al pagamento.

Giusto per completezza, segnaliamo anche la possibilità di proteggere il flusso di cassa generato dall’attività aziendale assicurando i crediti commerciali in scadenza entro i 12 mesi a venire: la polizza ha ovviamente un impatto economico sul bilancio ma assicurare i crediti ha un effetto clamoroso sulla gestione caratteristica dell’azienda: generalmente la compagnia d’assicurazione attribuisce un rating ad ogni cliente supportando da un lato l’attività commerciale e dall’altro, quando il cliente è consapevole del “monitoraggio” cui viene sottoposto, si creano le condizioni per innescare di un circolo virtuoso che migliora sensibilmente l’intero rapporto favorendo lo sviluppo positivo del rapporto e dell’azienda in generale.

Insomma, vale davvero la pena di mettere sotto il cono di luce la voce “crediti” e dotarsi di un protocollo di lavoro che dal pre al post-vendita riduca per quanto possibile il rischio di inesigibilità del credito o, alla meno peggio, alla sua defiscalizzazione.

Assolutamente da evitare le “politiche di bilancio” volte a mantenere rappresentati nell’attivo patrimoniale i crediti inesigibili solo al fine di scongiurare gli effetti che lo stralcio avrebbe sul conto economico: è una condotta che configura un episodio di falso in bilancio che, laddove portasse l’azienda al default, condurrebbe l’amministratore alla responsabilità per bancarotta.

Se è vero che il cliente che paga di meno è quello che si lamenta di più come sostiene Arthur Bloch, lo scrittore statunitense della serie di libri La legge di Murphy, l’azienda non può permettersi anche “il cliente che non paga del tutto”.

A far credito si guadagna niente (H.A. pool construction – speciale estate 2023)

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