Incidenza della componente “lavoro” nella vita

Mediamente, un terzo della nostra giornata la dedichiamo all’attività lavorativa: volendo immaginare un podio virtuale sul quale far salire le 3 cose che più pesano nella vita, direi che dopo la Famiglia e Dio (per chi crede) c’è senz’altro il Lavoro; dal più umile a quello più qualificato, esso dà dignità all’individuo e quasi sempre lo porta a rapportarsi con un team di lavoro. Che il gruppo sia circoscritto ad una o poche unità, piuttosto che sia integrato in sistemi aziendali complessi, ogni singolo collaboratore è parte del motore dell’azienda che deve necessariamente integrarsi con colleghi, collaboratori, dirigenti etc., in sintonia con la mission aziendale. Nella realtà, tuttavia, contrasti personali, invidie, opportunismo o la scarsa sensibilità alla gestione del rapporto umano, rendono il clima aziendale ostile e sfavorevole all’espressione del talento dei singoli con ripercussioni importanti non soltanto nella sfera personale dei collaboratori ma anche e soprattutto sull’azienda stessa, talvolta con conseguenze fatali.  A quanti di noi nel praticare uno sport di squadra o nella condivisione di un progetto di lavoro o, più semplicemente, studiando le performance di questa o quella azienda è capitato di condividere il senso della citazione che segue? È casuale che ciò accada o dietro c’è scienza? Possiamo noi nelle nostre realtà, fatte le debite proporzioni, applicare delle metodologie o adottare un approccio particolare alla questione che consentano di ottenere dei risultati apprezzabili dai nostri team di lavoro?

“Il segreto di una squadra che funziona: l’insieme vale sempre più della somma dei singoli.”

(Anonimo)

Organizzazione e “clima aziendale”

La capacità tecnica è un aspetto essenziale per il successo di un’organizzazione, ma la realizzazione e l’indirizzamento della capacità verso attività produttive dipendono dal “clima aziendale”. Con questa locuzione deve intendersi la  qualità della relazione tra individuo e management aziendale, tra individuo e lavoro e tra individuo e colleghi in azienda; nondimeno, concorrono a delinearlo anche le condizioni ambientali di lavoro, le opportunità di  crescita e soddisfazione in termini retributivi e la percezione dei  princìpi condivisi proclamati dal vertice dell’azienda.

Perché misurare il “clima aziendale”?

L’indagine del clima rappresenta un momento di analisi e di autoverifica in modo sistematico: a) del vissuto dei collaboratori, b) dei punti di forza e c) delle aree  di  miglioramento e di intervento per avviare cambiamenti; ne fotografa e ne rileva le criticità, l’analisi creerà un nesso casuale fra indagine e cambiamento nel senso che sarà la prima ad indirizzare le azioni dell’evoluzione. Infine, questa attenzione al fattore umano genererà negli individui, ognuno dei quali incidentalmente soggetto ed oggetto dell’indagine, un aumento della soddisfazione dal loro lavoro ed un senso d’appartenenza che favorirà anche le relazioni interpersonali. Ma c’è di più.  

Infatti, coloro che hanno una visione olistica dell’azienda, sanno perfettamente che la capacità della stessa di evolversi e di crescere  dipende non soltanto da fattori quantitativi, ovvero dai flussi finanziari generati dai ricavi, ma anche ed in maniera determinante da componenti qualitative come Formazione, Innovazione e Clima Aziendale (acronimo particolarmente semplice da memorizzare…J) e non è un caso che aziende caratterizzate da litigiosità fra i soci, che fanno scarsa innovazione, che perdono quote di mercato, che non curano la customer satisfaction, che hanno un portafoglio di prodotti particolarmente maturi o che hanno un clima aziendale negativo con dipendenti stressati che litigano o che addirittura “remano contro”, pur nell’eventualità che stiano producendo bilanci floridi, hanno inconsapevolmente imboccato la via del declino, se la dirigenza non presta attenzione alle componenti qualitative con interventi mirati.

Da dove partiamo?

Assolutamente, dalla misurazione del Clima Aziendale: adottando un sistema che consenta di sapere se i collaboratori sono “stressati” (magari perché hanno carichi di lavoro troppo elevati), “annoiati” (ovvero si trovino nella zona di confort dove, se va bene, il collaboratore si limita al minimo indispensabile aspettando l’ora di fine lavoro) o “motivati” (che cioè amano il loro lavoro). È evidente che conoscere le sfaccettature di questo ambito aziendale, costituisce per l’imprenditore un elemento strategicamente importante per pianificare il miglioramento e la crescita dell’attività, con effetti anche economici e finanziari.

Call to action

Proprio in questo periodo (settembre 2020) sto testando sul mio Studio una procedura che diventerà un servizio disponibile ai Clienti, che di seguito vi illustro e che sarà l’oggetto della consulenza verso i collaboratori di chi, fra voi, la richiederà. Dopo aver coinvolto i collaboratori spiegando l’iniziativa relativamente alle sue finalità ed alla modalità con la quale viene posta in essere, ad ognuno di essi verrà fornita una username che gli permetterà di registrarsi in forma del tutto anonima su un sito web dopodiché, con cadenza settimanale riceverà una o più domande specifiche sul proprio smartphone a cui potrà rispondere (sempre rimanendo nell’assoluto anonimato) scegliendo fra 3 opzioni e, in tempo reale, l’azienda avrà un feedback dello stato in cui si trovano i suoi collaboratori suddivisi in percentuale fra: STRESSATI, IN CONFORT e MOTIVATI con riferimento ai vari ambiti stimolati dalle singole domande; l’intera operazione dura 3/6 mesi in maniera non invasiva e può essere ripetuta per un secondo periodo per monitorare l’effetto dei correttivi apportati dopo  la prima sessione. È un servizio strepitoso, che permette di percepire l’aspetto aziendale attenzionato, dando modo all’analizzatore di indirizzare le scelte strategiche finalizzate a migliorare il clima aziendale in maniera molto precisa, dando così il via al circolo virtuoso che farà evolvere l’azienda.

Marcello Lippi, campione del mondo con la Nazionale del 2006, disse:

Vincere è sempre importante e raramente è frutto del caso: puoi  essere fortunato una volta, due, ma le vittorie sono sempre il frutto di un lavoro, di un gruppo formato, al quale si contribuisce come allenatore.”  

Ogni imprenditore (ognuno di noi) rappresenta per i propri collaboratori quello che Marcello Lippi è stato per la Nazionale del 2006.

Clima Aziendale

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